VERONA. VINITALY. RAPPORTO ECONOMICO DISTRETTO CONEGLIANO VALDOBBIADENE DOCG

VERONA. “Il Prosecco non è un pozzo, ma una agricoltura eroica la quale ha i riflettori puntati anche grazie al contributo del Consorzio di Tutela del Conegliano Valdobbiadene Prosecco DOCG, che ha saputo diffondere la conoscenza di un prodotto che rappresenta un’eccellenza del Veneto. Con 104 milioni di bottiglie, oltre 620 milioni di fatturato pari a un +18% rispetto al 2020, possiamo parlare di un traguardo storico raggiunto dalla Denominazione, che premia il lavoro e l’impegno delle aziende del territorio, nonostante lo shock della pandemia. Non si può parlare di sfruttamento del territorio se consideriamo che il 50% del territorio è a bosco. Il Prosecco è l’emblema di una viticoltura eroica: bisogna essere orgogliosi dei nostri imprenditori, ambasciatori di un bene e di un territorio Patrimonio dell’Umanità”. Così il presidente della regione Veneto, Luca Zaia, è intervenuto alla presentazione del rapporto economico del Centro Interdipartimentale per la Ricerca in Viticoltura ed Enologia (CIRVE) ospitata nello spazio espositivo della Regione del Veneto. Presenti all’incontro la Presidente del Consorzio di Tutela del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg, Elvira Bortolomiol, il professore ordinario di Economia e Politica Agraria dell’Università degli Studi di Padova, Eugenio Pomarici e il Direttore del Consorzio di Tutela del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg, Diego Tommasi.


“Bisogna essere orgogliosi di questi risultati anche perché, dietro ogni singola bottiglia, oltre al prodotto, c’è il valore e l’identità di un territorio – ha sottolineato il Governatore del Veneto -. Ora, sta a noi difendere questo bene e questo nome. Abbiamo la riserva del nome, un decreto del 2009 riconosciuto dall’Europa, c’è una storia, c’è un dossier e Prosek è anche il nome inciso su una antica cartina geografica. Per me carta canta. Questa è la nostra partita e dobbiamo andare all’attacco fronteggiando i nostri avversari citandoli per danni. Rovesciamo la visione, facciamo togliere quel nome dalle etichette croate, altrimenti dovremmo affrontare nuovi attacchi ai prodotti made in Italy, come il caso del dossier sull’aceto balsamico, depositato dalla Slovenia. Non si tratta di un nome generico di prodotto, ma di un brand che sta subendo l’ennesima operazione illegittima, in contrasto con i regolamenti comunitari che tutelano Dop e Igp e disciplinano etichettatura e informazione al consumatore”.

Barbara Braghin

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