Metastasi del colon retto. Nuovi bersagli terapeutici dalle cellule senescenti
Metastasi del colon retto. Nuovi bersagli terapeutici dalle cellule senescenti
Uno studio dell’Istituto di ricerca genetica e biomedica del Consiglio nazionale delle
ricerche fornisce un’ampia comprensione del ruolo delle cellule tumorali senescenti nelle metastasi
epatiche colorettali umane, e ne evidenzia il potenziale come nuovi bersagli terapeutici per
limitarne la progressione.
Alla ricerca è dedicata la copertina della rivista Aging Cell
Lo scopo dello studio, pubblicato su Aging
Cell, è quello di comprendere il ruolo di questo fenomeno nella fase avanzata del cancro. I risultati
ottenuti hanno permesso di identificare due tipi di cellule tumorali senescenti con ruoli totalmente
opposti, uno benigno e uno maligno, in termini di impatto sui valori di sopravvivenza dei pazienti e
sul tempo che intercorre prima della ricomparsa della recidiva dopo la rimozione chirurgica.
“La metastasi epatica è una sfida clinica per il cancro del colon-retto”, spiega Francesca Faggioli,
ricercatrice del Cnr-Irgb, “Il 90% della letalità del cancro è dovuto alla formazione di metastasi,
cellule tumorali che dalla sede primaria colonizzano altri organi. Le metastasi al fegato da tumore del
colon-retto non fanno eccezione. Si sviluppano infatti nel 50% dei pazienti. La rimozione chirurgica
dopo chemioterapia neo-adiuvante è il trattamento terapeutico di riferimento, ma solo il 10%-20%
dei pazienti è valutato idoneo. La mancanza di efficaci approcci terapeutici risiede nella scarsa
conoscenza dell’evolversi della patologia e di quello che effettivamente accade negli organi
secondari”.
Con questo approccio, abbiamo stabilito il tipo di azioni di cui sono
capaci le cellule tumorali e quelle che le circondano, incluse le cellule immunitarie e quelle di
supporto strutturale. L’esperimento è stato condotto su cinque biopsie metastatiche di pazienti affetti
da tumore primario al colon”.
L’impatto che deriva dalla presenza di cellule senescenti dipende dal contesto patologico.
Spesso, la
loro presenza in stadi preneoplastici è interpretata in maniera positiva perché, non proliferando più,
rappresentano una barriera fisica alla disseminazione del tumore. Tuttavia, in alcuni casi sviluppano
proprietà accessorie con le quali manipolano l’ambiente circostante, promuovendo l’avanzamento e l’aggressività delle cellule tumorali.
“I risultati sono stati validati in una corte retrospettica di settanta
pazienti metastatici randomizzati in due categorie a seconda del trattamento chemioterapico subito”,
prosegue la ricercatrice, “Le cellule senescenti maligne sono sensibili alla chemioterapia e
contribuiscono a instaurare un ambiente immunologico permissivo per la crescita tumorale. Un
maggiore accumulo di cellule senescenti benigne invece corrisponde a parametri di sopravvivenza
positivi e a un ambiente immunitario efficiente con azione antitumorale.
Questo studio stabilisce che
la direzione in cui evolverà la metastasi è da attribuire al tipo di cellula metastatica senescente che
prevale sulle altre. Paradossalmente il ruolo chiave in questo processo è determinato, in ogni caso, da
cellule che hanno perso la capacità di dividersi e riprodursi”.
I risultati proposti costituiscono un forte contributo nell’ampliamento della conoscenza dei
meccanismi alla base della crescita metastatica e aiutano a comprendere i limiti delle terapie standard
basate esclusivamente sul targeting di cellule proliferanti.
Inoltre, aprono la strada all’applicazione di
agenti senolitici, in grado cioè di eliminare le cellule senescenti. Come e quando sono gli obbiettivi
della ricerca che seguirà a questi primi risultati.
La ricerca condotta è stata finanziata dal Ministero della Salute, Ricerca Finalizzata (GR-2016-
02363222).
Barbara Braghin